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"Se la gioventù le negherà il consenso." In dialogo con i testimoni a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio

di Alberto Conci (a cura di) Ancora, 2022

«Chi siamo? Da dove veniamo? Che cosa ci aspettiamo? E che cosa ci aspetta? Molti si sentono soltanto confusi. Il terreno vacilla, e non sanno perché e per che cosa. Una condizione d’angoscia, la loro, che diviene paura se assume più precisi contorni. […] L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario, perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all’aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. […] L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli. Non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato. Il lavoro di quest’affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando a cui essi stessi appartengono.» 
Ernst Bloch, Il principio speranza. Immagini di un mondo migliore

Questo pensiero di Ernst Bloch ispira il lavoro del curatore del libro. Chi avrebbe potuto immaginare le vie di tutte le città deserte, le scuole, i teatri e i cinema chiusi, le auto ferme e il sibilo delle sirene delle ambulanze divenuto l’unico rumore ricorrente, insistente, lacerante nel richiamare la presenza del morbo che minacciava la salute e la vita di ogni cittadino, a partire dal più fragile? In questo clima catacombale, ma disteso sulla superficie di tutta la terra le scuole sopravvivono sostituendo la presenza reale nelle aule con quella virtuale attraverso internet. Mentre l’incontro tra le persone è ridotto ai minimi termini e la vicinanza, la stretta di mano, il bacio sono sospesi, con l’uso degli strumenti informatici la persona lontana può divenire prossima, il tempo condiviso al computer rinasce come tempo di incontro e pensiero, di riflessione ed emozione forti ed immediatamente condivisibili. In questa sommariamente indicata condizione che tutti abbiamo condiviso, nel settembre del 2021 si costituisce la collaborazione fra studenti e docenti di sei licei (il Leonardo da Vinci di Trento dove insegna il curatore del volume professor Alberto Conci, il liceo Parini di Seregno in Brianza con la professoressa Silvia Meroni, i licei Gandhi – Verri di Lodi con le professoresse Simonetta Pozzoli e Stefania Landi, il Liceo Vegio di Lodi con la professoressa Alessandra Peviani, il Liceo Don Milani di Montichiari con la professoressa Laura Butti) per prendersi cura del futuro e avviare un gruppo traversale, non legato ai gruppi classe, a partecipazione libera, di un centinaio di studenti per approfondire preliminarmente la conoscenza del fenomeno mafia e degli anni Ottanta del secolo scorso. Questa ricerca puntava alla preparazione dei singoli incontri, alla scelta delle domande da porre, ai temi di confronto con giornalisti, magistrati, familiari delle vittime, testimoni e cittadini impegnati nel contrasto alla mafia.

Avere speranza è ricordarsi che insieme al male esiste anche il bene, anche se non sempre riusciamo a vederlo e in questo senso la speranza è una responsabilità troppo grande per essere lasciata ai singoli.” Naima Labrinssi, del Liceo Parini di Seregno, conclude così le pagine di sintesi delle considerazioni condivise degli studenti che sono stati i protagonisti di questo serio e civilmente appassionato progetto.

La redazione che il volume offre di questo progetto è ricca di osservazioni intelligenti, di riflessioni illuminanti, di informazioni corrette, di fierezza indomita che studentesse e studenti sanno suscitare e rielaborare dagli incontri coi personaggi, dalle discussioni virtuali e dalla presenza silenziosa ma attenta dei docenti. Un lavoro che si pubblica per farsi pubblico, personalmente collettivo.

Conci ha ben presente la lezione di Primo Levi che ritiene la memoria umana uno strumento meraviglioso, ma fallace. Eppure i ricordi delle stragi di mafia, delle vittime, resistono all’oblio, alla degradazione, all’offuscamento dei contorni e costituiscono una piattaforma collettiva condivisibile. “Proprio per questo la consegna della memoria mantiene un ruolo essenziale nella comunità umana, perché pur imperfetta, essa è un miracolo passeggero che si verifica nel breve tempo dell’incontro fra due generazioni attigue, costringendo i “vecchi” a scegliere cosa sia importante trasmettere alle generazioni future, e i giovani a scavare nella memoria di chi li ha preceduti per far emergere ciò che ha senso per il presente e per il proprio domani.

La memoria diventa una grande forza, se si accompagna alla ricostruzione del contesto.

Tina Martinez Montinaro, la moglie del caposcorta di Giovanni Falcone, alla fine della sua intervista indica "Prima di tutto si deve conoscere, e questo richiede fatica, tempo, curiosità, studio, volontà di informarsi e di interrogarsi su ciò che abbiamo alle spalle e su ciò che ci circonda. Accanto a ciò non perdere fiducia nella possibilità di cambiare le cose. Ma soprattutto si deve amare la libertà che è il bene più prezioso. E per essere liberi occorre sempre dire la verità, senza la quale non può esserci giustizia."

La cosa peggiore è rimanere indifferenti.

Silvia Stener, nipote di Eddie Walter Max Cosina che faceva parte della scorta di Paolo Borsellino, afferma “ricordo significa prima di tutto impegno (…) compiere il proprio dovere fino in fondo significa tenere conto che nella nostra vita non siamo soli e dobbiamo farci carico dell’altro. Il bisogno di verità è una premessa indispensabile della convivenza civile.”(p. 85)

Fiammetta Borsellino sostiene che “non esiste una strada verso la giustizia che non passi attraverso la ricerca della verità.” (p.90) Non si deve dimenticare quanto disse Falcone a proposito del coraggio “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti è incoscienza."

Il libro colleziona tanti preziosi tasselli che divengono suggerimenti.

A p. 102 Concetta Cammarata impegnata con Leoluca Orlando nella Rete per la democrazia a Palermo, poi nell’Ulivo di Prodi e ora nella Comunità di sant’Egidio a Palermo, ricorda la chiesa palermitana sostenuta dal Cardinal Pappalardo nell’impegno contro la mafia e a p. 106 il desiderio di cambiamento che pervase la primavera di Palermo, negli anni Ottanta dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella, il prosecutore più lucido e capace del progetto politico di Aldo Moro. Pasquale Profiti, magistrato esperto per il Consiglio d’Europa per il consolidamento dello Stato di diritto, racconta di Rocco Chinnici che costituisce il pool antimafia a Palermo e si offre come scudo dell’ufficio istruzione in cui Falcone e Borsellino preparano il maxiprocesso di Palermo, svolta epocale della lotta dello Stato contro la mafia. Anche per questo Chinnici è un servitore della Repubblica che abita nei giardini dei Giusti.

Presentare questo progetto non è solo consolatorio in una condizione di lockdown, è un segno pieno di conoscenza, speranza e responsabilità per un impegno personale e collettivo nella trasformazione della società. E’ come una lama di luce che trapassa le tenebre della malattia e del male sociale organizzato. Ecco la scuola pubblica come palestra della libertà sorgente nel rispetto della legge morale e civile.

Carlo Sala, Commissione educazione Gariwo

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